lunedì 30 maggio 2016

Bisanzio: principi, mito e tradizione...


La discussione sulla legittimità dei titoli principeschi imperiali bizantini, sinceramente, è una questione che non mi appassiona particolarmente. Peraltro, la materia è assai complessa e difficilmente dirimibile perché, al di là delle sentenze della giustizia ordinaria repubblicana e delle consuetudini nobiliari ereditate dalla monarchica italiana (e cattolica), tali pretensioni si poggiano su una vasta e diversa tradizione orientale ortodossa, greca e slava, dove i titoli venivano trasmessi anche per linea femminile, ai non consanguinei, a figli adottati e persino a terzi appositamente scelti, come, del resto, già avveniva anche nell’Impero Romano di Occidente.

Se volete il mio modesto parere, l’unico autentico erede al trono virtuale di Costantinopoli  (con tutti i documenti in regola ed i riconoscimenti ufficiali dello SMOM, degli Ordini Costantiniani e della Chiesa di Roma) è lo schivo, sobrio e colto Prof. Roberto Comneno d’Otranto (Sua Altezza Imperiale il Principe e Duca), studioso e imprenditore, Docente di Economia del Turismo alla Università Statale Bicocca di Milano, e, non a caso, presidente del comitato scientifico di Assocastelli.

Tutti gli altri, pur con giustificate motivazioni storiche e giuridiche ed anche con qualche tipo di riconoscimento delle chiese ortodosse autocefale, vengono decisamente "dopo e dietro", compresi i miei simpatici amici Davide Pozzi Sacchi (di Epiro) e Stefan Cernetic (del Montenegro). Di seguito, sempre su questo argomento, pubblico un breve articolo storico del Prof. Roberto Romano, inviatomi dal nostro consocio Marchese Dott. Fabio Guasticchi, sulla legittimità dei titoli di Luigi Picco Lavarello e del suo sodalizio cavalleresco costantiniano.

Per concludere, penso che più che a titoli e corone immeritatamente ereditate e, troppo spesso, anche mal portate e gestite, dobbiamo concentrare la nostra attenzione ed i nostri sforzi nella attualizzazione dei concetti spirituali, filosofici e metapolitici di cavalleria, nobiltà e impero, nel loro profondo significato, etimologico e tradizionale, di impegno per la propria comunità ed il proprio territorio, di selezione e governo dei migliori, di Europa cristiana dei popoli e delle identità.

Roberto Jonghi Lavarini




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